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“Dieci anni dalla parte dei diritti”. Relazione della Garante delle persone private della libertà personale
Torino è stata una delle prime città d’Italia, nel 2004, a istituire la figura del Garante comunale delle persone private della libertà personale. Il 17 luglio 2015 la Città ha conferito questo incarico a Monica Cristina Gallo che lo ha svolto per un quinquennio, incarico poi riconfermato per quello successivo.
Il mandato decennale si è concluso lo scorso mese di luglio e questa mattina, nella sala delle Colonne di Palazzo Civico, la Garante ha presentato la Relazione decennale sull’attività svolta dal titolo “Dieci anni dalla parte dei diritti”.
“In questi dieci anni – sottolinea Monica Cristina Gallo – ho lavorato per trasformare la figura del Garante da voce solitaria a presidio istituzionale concreto, capace di incidere sulle politiche locali e sulle prassi che disciplinano la privazione della libertà. La tutela effettiva dei diritti fondamentali e il riconoscimento della dignità di ogni persona, soprattutto nelle situazioni di maggiore vulnerabilità hanno guidato scelte, attività e proposte dell’Ufficio. La costruzione di una rete stabile di collaborazione ha reso possibile un approccio sistemico, integrando competenze diverse volte ad individuare soluzioni sostenibili. Ho costantemente cercato di promuovere un metodo corale e multidisciplinare, fondato su confronto, trasparenza e partecipazione; confido che questa eredità venga raccolta e rafforzata, insieme agli aggiornamenti normativi ormai imprescindibili.” Il resoconto propone un’articolata raccolta di dati, riflessioni, contributi e spunti sui diversi contesti di privazione della libertà nella nostra Città. Un rapporto qualiquantitativo che, partendo dall’analisi dei numeri relativi ai diversi profili di privazione delle libertà sul territorio cittadino e all’attività dell’Ufficio Garante, analizza la situazione della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”, dell’Istituto Penale per Minorenni “Ferrante Aporti” e del Centro di Permanenza per il Rimpatrio “Brunelleschi”.
“Un lavoro importante in cui il primato è sempre stato affidato alla relazione con le persone. 4mila 340 colloqui in 10 anni. L’elemento relazionale è stato centrale in un contesto, come quello penitenziario, dove la persona rischia spesso l’invisibilità sociale. Il lavoro di Monica Gallo ha assunto contorni ancora più cruciali nel secondo mandato segnato dal periodo pandemico e dalla chiusura totale degli istituti verso l’esterno. In questi anni, l’aumento dei suicidi e degli episodi di autolesionismo all’interno del carcere sono la prova evidente di una difficoltà cronica del sistema che non riesce a prendere in carico in modo soddisfacente le necessità personali, specie quelle sanitarie e psicologiche, delle persone – ha affermato la Vicesindaca con delega ai Rapporti con il Sistema Carcerario Michela Favaro -. Sono grata a Monica Gallo per l’attenzione posta su temi ancora oggi irrisolti ma per i quali non dobbiamo cessare il nostro impegno. Penso al tema del sovraffollamento delle strutture e alle opportunità rieducative offerte alle persone detenute, in particolare i giovani adulti”.
Quello che emerge è purtroppo un quadro fatto più di ombre che di luci, caratterizzato da numerose e complesse problematiche.
Nella Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” l’ufficio rileva prima di tutto una situazione di sovraffollamento cronico e criticità strutturali e la necessità cogente di progetti di aiuto e supporto in modo particolare verso le donne, le madri con i loro bambini e le persone di origine straniera. Il drammatico aumento degli eventi critici e degli atti autolesionistici con 14 suicidi registrati solo a Torino nell’arco del decennio (a fronte di 648 a livello nazionale) evidenzia un profondo disagio, che ha spinto la Garante a denunciare in più occasioni queste condizioni inammissibili.
Anche l’Istituto Penale Minorile “Ferrante Aporti” ha visto un incremento significativo della popolazione detenuta, in particolare a seguito dell’introduzione del “Decreto Caivano” nel 2023 con l’effetto di un innalzamento dei tassi di sovraffollamento che ha ostacolato i percorsi rieducativi, specialmente per i Minori stranieri non accompagnati (MSNA). La relazione qui evidenzia criticità come le carenze igienico-sanitarie, il tempo limitato all’aperto, la penuria di attività ricreative e sportive, la carenza di personale specializzato.
Anche il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di corso Brunelleschi di recente riapertura rientra tra le strutture oggetto di monitoraggio. Sebbene il trattenimento in questi centri sia dovuto ad irregolarità amministrativa e non per reati, la Garante ne ha spesso evidenziata un’analogia con le istituzioni penitenziarie. I monitoraggi hanno rivelato l’inefficacia strutturale e gli alti costi del CPR di Torino, dove meno del 50% degli stranieri trattenuti è stato poi effettivamente rimpatriato e dove le condizioni di permanenza sono spesso percepite come ingiustificate, acuendo la sofferenza psichica delle persone.
Un’attenzione particolare dell’analisi è stata poi rivolta al diritto alla salute, che in carcere è reso precario da spazi esigui, fatiscenti e sovraffollati. La relazione evidenzia la carenza di specialisti e mediatori culturali sanitari; l’uso massivo del ricorso alle cure di psicofarmaci, cinque volte superiore in carcere rispetto all’esterno.
Sul piano dell’attività istituzionale, nel corso del decennio di attività della Garante sono stati stipulati numerosi protocolli d’intesa e accordi di collaborazione con enti pubblici e privati, come il Ministero della Giustizia, il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria (PRAP), l’Università, Associazioni e Fondazioni, per promuovere l’inserimento lavorativo, il diritto allo studio, il mantenimento dei rapporti tra genitori detenuti e figli. Importante è stato negli anni il contributo alla sensibilizzazione pubblica dei diritti delle persone detenute con la partecipazione della Garante ad eventi sul tema come il Salone del libro e il Festival delle Migrazioni e alla divulgazione nelle scuole superiori della Città.
“L’esperienza e l’analisi della Garante – conclude il Sindaco Stefano Lo Russo – ci fanno riflettere su come occorra migliorare al più presto la situazione degli istituti detentivi e di permanenza, a partire da Torino. Le condizioni sanitarie e psicologiche delle persone che si trovano a scontare una pena, così come quelle di lavoro del personale di custodia, devono essere la priorità. Va fatta una grande riflessione a livello nazionale, tornando ad investire in edilizia carceraria, ma anche in rieducazione e reinserimento delle persone nella società al termine della pena, con una particolare attenzione per quelle più giovani, purtroppo sempre più numerose. In questo quadro il lavoro congiunto e sinergico del Governo e delle istituzioni locali è fondamentale e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Soltanto attraverso consapevolezza delle problematiche, unità di visione e collaborazione istituzionale potremo ottenere miglioramenti significativi e il più rapidamente possibile. Chi è detenuto non può e non deve essere lasciato solo”.
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