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Un torinese fuori ordinanza, un convegno in Sala Rossa per ricordare Valdo Fusi, a cinquant’anni dalla sua scomparsa
Per onorare la memoria di Valdo Fusi a cinquant’anni dalla sua scomparsa, questa mattina nella sala Rossa di Palazzo civico, è stato ricordato con un convegno “Valdo Fusi: un torinese fuori ordinanza”
Organizzato dalla Presidenza del Consiglio comunale in collaborazione con l’Associazione dei Consiglieri emeriti e il Centro Pannunzio, al convegno sono intervenuti la presidente del Consiglio Comunale Maria Grazia Grippo, la vicesindaca Michela Favaro, la presidente Consiglieri emeriti Elide Tisi, Luigi Fusi nipote di Valdo; il presidente del Centro Pannunzio Pier Franco Quaglieni e Marcello Maddalena, già procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’appello di Torino.
La vicesinda Michela Favaro nel suo intervento ha sottolineato che “oggi ricordiamo Valdo Fusi, un uomo che con la sua attività ha costruito la storia politica della nostra città. Un uomo di legge che con la sua fervore ha anche contribuito ad affermare i valori che lo hanno contraddistinto. Ci ha anche consegnato dei valori letterari come “Fiori rossi al Martinetto” ma ha anche raccontato la nostra città con un libro “Torino un po’” con un gusto molto torinese e in modo delicato. Credo sia compito delle istituzioni raccogliere questa eredità perché mai come oggi in un momento di incertezze in cui sembra che alcuni valori come la pace, la collaborazione tra stati, la cooperazione internazionale siano messi in discussione dalla violenza delle guerre fisiche e commerciali. In questa sala che Valdo Fusi ha onorato con il suo impegno occorre ricordare che cosa ha significato conquistare la democrazia che non possiamo mai dare per scontata: si tratta di un processo, di una conquista che arrivano di giorno in giorno. La forza morale e la generosità intellettuale di Fusi sono caratteristiche a cui noi che abbiamo ruoli istituzionali ci dobbiamo ispirare. Tutte le volte che in questa sala si discute del futuro della nostra città voglio pensare che ogni volta che avremo il coraggio di scegliere la libertà, la lotta per la dignità e la forza mite delle idee renderemo onore a Valdo Fusi.”
Laureato in giurisprudenza, dopo l’8 settembre 1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza in Piemonte. Rappresentante della Democrazia Cristiana nel CLN regionale, fu catturato il 31 marzo 1944 con altri membri del Comitato di liberazione. Nonostante il processo farsa, si salvò dalla condanna a morte e dalla fucilazione al Martinetto che, invece, costò la vita a Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe Perotti. Di quel processo Fusi lascerà traccia indelebile con il suo romanzo “Fiori rossi al Martinetto”, definito “la storia della generazione che, pur nel crollo apparente dei valori e nella sensazione diffusa di una crisi generale di civiltà, seppe mantenere la fede nell’Italia libera e la speranza per la pace”. Fu consigliere comunale a Torino nel novembre 1946 ed eletto alla Camera nella prima legislatura del 1948. Nel 1951 consigliere provinciale, diventò senatore nel 1958. Non abbandonò mai la carriera forense e partecipò attivamente alla vita sociale della città. Nel 1974 ricevette la cittadinanza onoraria.
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